Recovery, Draghi lancia piano da 248 miliardi: “No a miopi visioni di parte”

Duecentoquarantotto miliardi complessivi, sei missioni, riforme strutturali per un Paese che brucia ancora, messo in ginocchio da una pandemia che continua a mietere vittime e a far paura. Mario Draghi affronta la prova dell’Aula – ieri la Camera, oggi sarà la volta del Senato- e scandisce la fiducia che ha nell’Italia, nel suo Paese, quella stessa fiducia che ha riversato sabato scorso, giornata interminabile, nel colloquio telefonico con la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, superando le resistenze sul Recovery plan messo a punto dall’Italia.

Dopo aver illustrato il Pnrr ieri, oggi il premier replica in Aula, poi il voto. Nel pomeriggio previsto il passaggio al Senato.

La seduta si apre tra qualche polemica politica -Fdi capofila e subito dietro la componente di ex grillini ‘L’Alternativa c’è’ e il leader di Si Nicola Fratoianni- sui tempi stretti concessi al Parlamento, con un testo lunghissimo, oltre 300 pagine per riscrivere il futuro del Paese, modificato appena due ore prima dell’intervento del presidente del Consiglio in Aula. Draghi ascolta attento e dunque inizia le comunicazioni con qualche minuto di ritardo, sguardo fermo, ricorda che dietro numeri, timing, tabelle e missioni del Pnrr c’è molto altro, c’è la vita degli italiani, il futuro del Paese, soprattutto dei bambini e dei giovani che si sono visti negare anche le aule di scuola, chiuse dalla pandemia.

L’ex numero della Bce, chiamato a guidare l’Italia poco più di due mesi fa, si rivolge al Parlamento, allo “spirito repubblicano”, invita a superare interessi di parte e miopie. Sa bene, Draghi, che le Camere saranno decisive in questa partita, con un timing serratissimo -appena 8 mesi- per realizzare riforme che attendono da sempre e da sempre sono al palo. E che saranno decisive, come rimarca nel suo intervento, per ottenere quei 222 miliardi che Bruxelles sbloccherà poco la volta -due tranche l’anno- ma solo se l’Italia avrà fatto i compiti a casa.

Ecco perché, in apertura del suo intervento, Draghi richiama il senso di responsabilità, rimarcando come sarebbe imperdonabile, per il futuro del paese, pensare a interessi di parte. Nel Pnrr, invita il presidente del Consiglio, “metteteci dentro le vite degli italiani, le nostre ma soprattutto quelle dei giovani, delle donne, dei cittadini che verranno. Le attese di chi più ha sofferto gli effetti devastanti della pandemia. Le aspirazioni delle famiglie preoccupate per l’educazione e il futuro dei propri figli. Le giuste rivendicazioni di chi un lavoro non ce l’ha o lo ha perso. Le preoccupazioni di chi ha dovuto chiudere la propria attività per permettere a noi tutti di frenare il contagio. L’ansia dei territori svantaggiati di affrancarsi da disagi e povertà. La consapevolezza di ogni comunità che l’ambiente va tutelato e rispettato”.

“Ma, nell’insieme dei programmi che oggi presento alla vostra attenzione, c’è anche e soprattutto il destino del Paese. La misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale. La sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione europea e protagonista del mondo occidentale”. Il Pnrr “non è dunque solo una questione di reddito, lavoro, benessere, ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare. Dico questo perché sia chiaro che, nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio”.

Ora o mai più, esorta dunque Draghi, conscio delle fibrillazioni che muovono la sua maggioranza, e che potrebbero diventare ancor più vigorose quando si aprirà il semestre bianco. Si concede un’unica citazione, che va in questa direzione: è quella di Alcide De Gasperi, che nel 1943 rimarcava come ‘il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere. L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune’. (Adnkronos)

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