Manovra 2023, Meloni apre a modifiche ma non convince Cgil e Uil

Il governo Meloni apre alla possibilità di rimettere mano ad alcune norme inserite in manovra 2023 ma non convince Cgil e Uil che confermano gli scioperi regionali proclamati nei giorni scorsi contro la legge di stabilità; così il 12 incroceranno le braccia i lavoratori della Calabria, il 13 sarà la volta della Sicilia e dell’Umbria, la Puglia sciopererà giovedì 14 dicembre mentre giovedì incroceranno le braccia i lavoratori di Abruzzo, Marche e Piemonte e venerdì 16 dicembre si fermeranno tutte le altre regioni dall’Alto Adige al Lazio. Fumata nera dunque per Cgil e Uil al secondo round tra governo e sindacati sulla manovra. Soddisfatta invece la Cisl di Luigi Sbarra, che già aveva ricusato lo sciopero proclamato dai sindacati cugini, sulla ‘grande disponibilità a modificare la manovra”, arrivata dal premier. Annotazione positiva anche dall’Ugl: “Il momento è difficile e non è l’ora della piazza ma del dialogo”, ha spiegato il segretario Paolo Capone. Le risposte arrivate dal premier Meloni dunque, scandiva il leader Cgil Maurizio Landini al termine, “hanno confermato le profonde distanze sul fisco e la precarietà e anche sulla tutela del potere d’acquisto: avevamo chiesto un taglio cuneo del 5% e l’introduzione del fiscal drag ma non sono arrivate risposte se non un generico “valuteremo le risorse”. Risposte che hanno reso perciò evidente, la necessità di “proseguire la mobilitazione”. In linea anche la Uil di Pierpaolo Bombardieri. “Abbiamo ribadito il nostro giudizio negativo. Non c è stata nessuna risposta nè su salari e pensioni nè sul cuneo fiscale”. (Adnkronos)

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