Gaza, Biden ottimista su tregua durante Ramadan. Ma Israele e Hamas lo gelano

(Adnkronos) – Joe Biden mostra ottimismo su una possibile tregua a Gaza durante il Ramadan, che inizierà il 10-11 marzo. Ma in Israele c'è chi minimizza, mentre da Hamas fanno sapere di non aver ancora ricevuto alcuna "proposta formale" per un accordo "complessivo" sul cessate il fuoco dopo i colloqui di Parigi e accusa Biden di "ipocrisia". "Il Ramadan sta arrivando e c'è un accordo degli israeliani che non si impegneranno in attività durante Ramadan, per darci tempo di portare fuori tutti gli ostaggi", ha detto il presidente Usa in un'intervista rilasciata Nbc News. "La mia speranza è che entro lunedì prossimo avremo un cessate il fuoco. Spero entro la fine del weekend", ha aggiunto Biden, secondo il quale "siamo vicini, ma ancora non è fatta". Ma da Tel Aviv arriva la doccia fredda. Un funzionario israeliano di alto grado citato dal sito di notizie israeliano Ynet non è convinto che una tregua nei combattimenti nella Striscia di Gaza possa essere vicina e afferma di non comprendere "da cosa nasca l'ottimismo di Biden".  
Hamas, da parte sua, accusa il presidente americano di "ipocrisia". La "bozza" per un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza elaborata ai colloqui di Parigi è una "proposta americana" e punta a "salvare la faccia a Israele". Joe Biden "fa ipocrisia politica e partecipa all'uccisione dei palestinesi", ha affermato Osama Hamdan, esponente del braccio politico di Hamas, secondo il quale "l'obiettivo sia dare" al premier israeliano Benjamin "Netanyahu più tempo per prepararsi a un nuovo attacco". Per il gruppo – ha ribadito in dichiarazioni riportate dal giornale 'Filastin', legato a Hamas – "la priorità è fermare l'aggressione, porre fine all'assedio e consegnare gli aiuti, poi arriverà lo scambio di prigionieri".  Decine di razzi sono stati sparati dal Libano contro l'Alta Galilea. Lo hanno reso noto le forze di difesa israeliane, mentre risuonavano le sirene nelle comunità di Zivon, Sassa Safsufa e Dovev. Non si hanno notizie di vittime. L'attacco, il cui obiettivo era la base israeliana sul Monte Meron, è stato rivendicato da Hezbollah, secondo cui si è trattato di una vendetta per il raid israeliano di ieri a Baalbek.  
Hamas, da parte sua, chiede ai leader europei posizioni e azioni più incisive per fermare le operazioni militari israeliane. "Sono le benvenute le dichiarazioni dei leader dei Paesi europei sul loro rifiuto dell'aggressione" israeliana "contro la città di Rafah", nel sud della Striscia di Gaza, dove si sono rifiutati oltre un milione di sfollati, "ma non li assolvono dalle loro responsabilità di scongiurare l'attacco criminale a Rafah", afferma Hamas, secondo quanto riporta il Jerusalem Post con parole che fanno esplicito riferimento al cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha "espresso il rifiuto categorico all'attacco su Rafah". "Chiediamo ai Paesi europei, all'Ue in particolare, posizioni concrete e serie per impedire" a Israele "di portare avanti questa guerra criminale contro il nostro popolo", afferma Hamas, considerato organizzazione terroristica, che invita ad "agire in linea con le decisioni della Corte internazionale di giustizia, che ha chiesto" a Israele "di fermare il genocidio e la pulizia etnica contro il popolo palestinese". Parlando di Rafah, Scholz ha sottolineato ieri come "molte persone siano fuggite qui", come "per loro non ci sia alcuna via di fuga alternativa" e come "non possano mettersi in salvo". "Si deve evitare una catastrofe umanitaria", ha detto.  Sarebbero quasi 29.900 i morti nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre. Parla di 29.878 morti e 70.215 feriti l'ultimo bilancio diffuso dal ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. In 24 ore, secondo il bollettino riportato dai media della regione, sono morte almeno 96 persone e 172 sono rimaste ferite nell'enclave palestinese martellata dalle operazioni militari israeliane contro Hamas scattate dopo l'attacco del 7 ottobre.  
Nuovo raid americano contro gli Houthi. Secondo quanto riferito dal Centcom, sono stati distrutti tre droni aerei e uno navale e sono stati abbattuti tre missili antinave cruise, pronti a essere usati in attacchi nel Mar Rosso. Le forze americane, secondo quanto si legge in un post su X, hanno stabilito che rappresentavano "una minaccia imminente" alle navi mercantili e a quelle della Marina degli Stati Uniti nella regione e per questo sono intervenuti.  
Seggi aperti in Israele per le elezioni locali. Erano previste a ottobre, ma sono state rinviate per due volte dopo l'attacco del 7 ottobre nel Paese. Poco più di sette milioni di israeliani vanno alle urne mentre prosegue il conflitto esploso dopo quell'attacco, con le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza contro Hamas. Nella maggior parte delle città israeliane si potrà votare fino alle 22. Sono le prime elezioni dall'inizio del conflitto. Gli elettori scelgono sindaci, consigli municipali e regionali. Si voterà invece il 19 novembre nelle aree di Israele nei pressi del confine con la Striscia di Gaza e di quello con il Libano sgomberate nel mezzo del conflitto. La guerra sarà "un fattore importante", evidenzia in un editoriale Jerusalem Post, che si interroga su quale possa essere l'impatto sui consigli locali proprio perché le aree "più chiaramente colpite" sono quelle che non andranno al voto poiché gli abitanti sono stati costretti a lasciare quelle zone. E ci sono gli ostaggi israeliani tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre scorso. Le forze israeliane (Idf) consentono a tutti i soldati di votare, anche a quelli che combattono a Gaza, evidenzia il Times of Israel raccontando del processo elettorale iniziato per loro lo scorso 20 febbraio. Osnat Akirav, a capo del Dipartimento di Scienze Politiche al Western Galilee College, ha detto al giornale Maariv di prevedere "un'affluenza ancor più bassa del solito a causa della minore motivazione tra la popolazione" e della "triste realtà dei molti ostaggi trattenuti a Gaza, di intere famiglie in lutto e dei soldati uccisi ogni giorno". Ma le autorità locali, scrive il sito israeliano Ynet, "rappresentano un baluardo della stabilità". I risultati definitivi sono attesi per l'inizio della prossima settimana.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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