Fiere, Railz (Eurolls): ‘Creiamo nuovo modello italiano’. Galassi (Eidos): ‘Penalizzati i piccoli’. Tecnest (Pettarin): ‘Utili in epoca di transizione verso Industria 5.0’

(Adnkronos) – Udine, 13 marzo 2024 – Rivedere il ruolo delle fiere in Italia. Non si placa la corsa alle strategie per la competitività di Eurolls, il colosso della metalmeccanica friulana, conferma il buon esito della recente partecipazione al MecSpe (fiera internazionale per la manifattura) di Bologna, in Emilia. Renato Railz, presidente di Eurolls: 'Si potrebbe creare un modello italiano del fare le fiere. Qualsiasi fiera, di ogni settore, dovrebbe avere un sigillo di 'italianità' che parta dal cibo che si trova in fiera, per tutti i partecipanti, fino ad una vetrina delle nostre bellezze turistiche. Per qualsiasi fiera, di settore o meno, dovremmo e potremmo presentarci al meglio. Questo vogliono i potatori di interesse stranieri: fare affari, ma capire con che Paese stanno dialogando'. Si dibatte sul ruolo delle fiere di settore: sono ancora fulcro e baricentro per gli incontri che poi possono tramutarsi in nuove opportunità di lavoro e crescita, oppure sono luoghi deputati ormai al mero incontro di clienti già in corpo all'azienda.  'Serve ancora la presenza fisica – spiega Renato Railz – sono ancora numerose le fiere di settore a cui partecipiamo nel mondo, ogni anno, e dobbiamo esserci. Le motivazioni sono numerose: non penso che questi eventi possano essere solo una vetrina, ma ancora, e soprattutto dopo la pandemia, hanno un valore per gli incontri che si possono fare. E' verosimile che non sia più come una decina di anni fa, in cui la fiera era il luogo simbolo per fare nuovi affari. Oggi è divenuto molto dispendioso partecipare ad un qualsiasi evento fieristico, ma non se ne può ancora fare ancora a meno. Le cose stanno comunque cambiando, anche fiere strettamente di settore si stanno aprendo ad un pubblico più vasto e maggiormente generalista. Complici le intelligenze artificiali e le innumerevoli applicazioni. C'è maggiore curiosità. Tutto è diventato con un significato più trasversale, anche il mondo della metalmeccanica sta mutando. La vedo comunque, questa nuova trasversalità, come una evoluzione, alla ricerca di interdipendenze e nuovi campi di applicazione. Ed è ciò che l'Ai ci sta insegnando: a ragionare e pensare in modo più aperto ed esteso, come meno costrutti e preconcetti'.  Le fiere come vetrina della nostra 'italianità': 'Un modello italiano del fare le fiere potrebbe imprimere uno stimolo ulteriore per chi partecipa. I portatori di interesse stranieri stanno facendo le nostre medesime valutazioni sulla necessità o meno di partecipare aglio eventi fieristici, rendendo le manifestazioni fieristiche, di qualsiasi tipo, in Italia, uniche, con un modello solo nostro, ci garantirebbe visibilità e maggiori affarI. Quindi ed in una sola parola: competitività' conclude Railz.  Le fiere, intese nel senso tradizionale del termine, hanno fatto il loro tempo? Il modello espositivo per il business potrebbe essere sulla soglia di una rivoluzione. Non se ne parla ancora apertamente, ma tra imprenditori e addetti ai lavori comincia a crescere la volontà di superare il modello attuale.  Tecnest invece, potente software house friulana, conferma l’ottima partecipazione al recente MecSpe di Bologna. Fabio Pettarin, il presidente della storica e pionieristica azienda sottolinea: ‘Abbiamo partecipato alla fiera in modo produttivo e proattivo, sono state tante le richieste di informazioni, in virtù anche degli incentivi alla transizione 5.0. Ci troviamo oggi in un periodo storico per così dire di scavallamento, verso una nuova epoca industriale, sovrordinata dai dettami della sostenibilità ambientale, dell’efficientamento energetico e del ritorno dell’Uomo al centro dell’evoluzione. Stiamo passando dalla classica industria 4.0, in cui vigeva l’ottimizzazione dei processi produttivi attraverso le tecnologie abilitanti iiot ad una visione più olistica, in cui tutti gli attori del business devono vincere le sfide del futuro che partono dall’efficienza e dalla green transition. Le fiere, in questo senso: verso una visione più allargata del fare impresa oggi, soprattutto in fatto di tecnologia continuano ad avere un senso ed a promuovere un interscambio utile tra aziende”. Fra i primi, ad accendere la discussione costruttiva è Stefano Galassi, ceo di Eidos, azienda friulana impegnata a livello internazionale nella produzione di bricchettatrici per materiali metallici.  "Il format fieristico attuale andrebbe rivisto. Auspico che da semplice esposizione – spiega Galassi – diventi più interattivo fra aziende, anche concorrenti. Tavole rotonde e confronti diretti fra imprenditori sarebbero certamente più utili della semplice carrellata di vetrine e stand del modello attuale". La proposta di Galassi, sostenuta anche dalla cfo Michela Cilenti è frutto di decenni di lavoro e di una naturale propensione all'innovazione, propria della storia di Eidos e vincente nel suo settore. Più che un'idea di business, una rivoluzione di mentalità. "Dobbiamo mettere in circolo idee, confrontarci direttamente e attivamente. E' una sfida, non tutti sono pronti, ma so che siamo in molti a considerare ormai superato il modello fiera", aggiunge Galassi. Nel post-pandemia, il mondo delle fiere si è ravvivato cercando di recuperare i due anni perduti. Oggi in Italia – uno dei Paesi più attivi al mondo in questo settore – sono in calendario circa 1.000 eventi espositivi di settore ogni anno. L'Associazione Esposizioni e Fiere italiane (AEFI) comunica che il comparto genera valore per 1,4 miliardi di euro e impiega 203mila operatori, diretti e indiretti. Anche le infrastrutture coinvolte sono notevoli: 4 milioni e 200mila metri quadrati espositivi in ogni regione. La filiera italiana del mercato fieristico è, in breve, la seconda potenza europea, dopo la Germania. La proposta di Galassi è, dunque, una vera sfida. ‘Sebbene non sia la principale criticità, occorre considerare i costi di partecipazione: per gli stand di adeguate metrature sono lievitati, tanto da rendere possibile la presenza soprattutto alle medie e grandi aziende. Aumentano, perciò, le PMI che disertano gli eventi più blasonati, cercando attivamente altre strade per far crescere la clientela. Ma, appunto, non si tratta solo di costi. Sono sempre più ridotte le possibilità di interagire davvero con i clienti – aggiunge Stefano Galassi – in fiere che non stimolano la partecipazione attiva e si ripetono con le stesse modalità ogni anno.  Ufficio Stampa  Francesca Schenetti  giornalista professionista  
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