Differenze tra ETF e fondi comuni di investimento, quale strumento finanziario preferire?

(Adnkronos) – Milano, 29 settembre 2023.Molti risparmiatori si domandano quali siano le differenze tra ETF e fondi comuni di investimento. Si tratta di due strumenti che possono offrire importanti opportunità, poiché consentono di diversificare anche i capitali più piccoli su molteplici titoli azionari e obbligazionari. Occorre precisare, però, che funzionano in modo parzialmente diverso.  In passato, gli ETF erano ritenuti come strumenti “stupidi”, poiché non facevano altro che replicare un indice. Al contrario, i fondi, grazie ad uno specifico comitato di gestori, potevano scegliere in modo attivo su cosa investire. Oggi le differenze si sono attenuate, complice anche l’introduzione di strumenti come ETF “smart beta” ovvero intelligenti e ETF attivi. In cosa si distinguono, allora, fondi ed ETF? Un’analisi di SoldiExpert
SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, punta a fare chiarezza sull’argomento.  Fondi comuni d’investimento: attenzione alla banca Per comprendere quali sono le principali differenze tra ETF e Fondi Comuni di investimento occorre innanzitutto fare una precisazione. Gli ETF possono essere negoziati da qualunque risparmiatore, essendo quotati sulla Borsa Italiana. Invece, chi desidera orientarsi verso i fondi, deve sapere che si tratta di prodotti che variano sensibilmente da banca a banca.  Chi è cliente Unicredit, ad esempio, sentirà spesso nominare i fondi Amundi. Chi si rivolge a Intesa San Paolo viene invitato spesso a scegliere i fondi Eurizon, mentre quanti si affidano alla Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, probabilmente, avranno in portafoglio i fondi Arca. In sostanza, ogni istituto bancario cerca di proporre spesso in via prioritaria quei fondi che sono gestiti da società captive, appartenenti quindi allo stesso gruppo, o con cui hanno accordi di distribuzione privilegiati.  È semplice, dunque, comprendere come molto spesso non siano necessariamente i migliori fondi o ETF a venire offerti come rapporto rischio/rendimento e costi, poiché possono prevalere altre logiche più commerciali. E non è nemmeno detto (questo non succede quasi mai) che venga presentata ai risparmiatori una comparazione diretta tra fondi ed ETF (a parità di categoria).  ETF: ogni banca offre la negoziazione di questi strumenti finanziari 
Ogni banca che offre minimi servizi di internet banking consente ai propri clienti di acquistare ETF, proprio perché si tratta di strumenti quotati in Borsa. Le quote degli ETF, infatti, possono essere negoziate alla stregua di un acquisto di azioni Eni o obbligazioni come BTP o CCT. Quando si acquistano o vendono titoli come azioni, obbligazioni o ETF si pagano delle commissioni di negoziazione.  Nel caso dei fondi d’investimento le banche e le reti possono fare pagare una commissione di ingresso (calcolate in percentuale a seconda del capitale investito) che possono essere anche scontate al 100% visto che quasi sempre l’applicazione è totalmente a discrezione del consulente finanziario applicarle. Alcune banche fanno pagare poi per la negoziazione di fondi delle commissioni fisse (esempio su Fineco circa 9 euro per la sottoscrizione che si sommano all’eventuale commissione di sottoscrizione se applicata). Fondi ed ETF: è la negoziabilità a fare la differenza 
Gli ETF vengono quotati e scambiati in tempo reale sui principali mercati. La quotazione dei fondi comuni, invece, riflette il valore degli investimenti che vengono effettuati dallo stesso fondo il giorno precedente.  Quindi, al momento della vendita di un ETF si conosce già quanto denaro verrà incassato, mentre quando vengono vendute le quote di un fondo è necessario attendere qualche giorno per poter conoscere il controvalore reale.
 Le differenze sui rischi a cui fondi ed ETF espongono il risparmiatore 
Il patrimonio di ETF e fondi comuni di investimento è separato da quello della società emittente.Dunque, anche in caso di fallimento della medesima, verrà restituito. Gli Etf hanno quindi un patrimonio separato rispetto a quello delle società che ne curano le attività di costituzione, gestione, amministrazione Oggi, sono diverse le società di gestione che emettono sia ETF che fondi comuni. Tra queste, possiamo ricordare il colosso europeo Amundi o quello statunitense BlackRock.  Se si confrontano le due categorie, è semplice comprendere come gli ETF non siano più pericolosi dei fondi. Anzi, molto spesso sono proprio i fondi ad essere caratterizzati da una maggior volatilità, comportando, di conseguenza, maggiori rischi rispetto all’indice di riferimento (benchmark) per effetto dei maggiori costi applicati e dell’incapacità del gestore del fondo di fare meglio del mercato per effetto di scelte subottimali o scarse alla prova del tempo. E questo effetto è qualcosa di non certo teorico se si esamina l’andamento storico della maggior parte dei fondi.  I costi: un elemento a cui prestare attenzione  Per ciò che riguarda il prezzo, gli ETF costano mediamente l'80% in meno rispetto ad un fondo comune di investimento, una differenza da non sottovalutare. Tale minor costo pagato negli anni, molto spesso, si trasforma in migliori performance degli stessi ETF rispetto ai fondi. Secondo quanto emerge dall'ultimo studio effettuato da Mediobanca, oggi, i fondi comuni azionari costano in media il 2,5%, mentre quelli obbligazionari l’1,2%. Qual è, quindi, la differenza rispetto agli ETF? Per quelli azionari, il costo medio annuo nell'Unione Europea si aggira attorno allo 0,3%. Una differenza enorme coi fondi, che può arrivare fino al 90%. Riguardo agli ETF obbligazionari, invece, i costi sono persino inferiori anche allo 0,2% annuo.  Quanto influiscono dieci anni di costi così diversi Facciamo un esempio concreto. Mettiamo che un risparmiatore scelga di investire 100.000 euro su un fondo comune azionario europeo, ma anche su un ETF che investe nel medesimo mercato. Poniamo che il costo del fondo sia del 2,5%, quindi nella media, mentre quello dell’ETF sia dello 0,3%.  Trascorsi 10 anni, se l'investitore decide di acquistare il fondo, avrà trasferito un quarto del proprio patrimonio (25.000 euro) alla società di gestione, circa il 25% della cifra investita inizialmente. Facendo il medesimo calcolo con l’ETF, significherà pagare soltanto il 3% in un decennio di costi (3000 euro), una differenza davvero enorme.Il fondo certo avrebbe potuto grazie alle scelte attive compensare i maggiori costi con una performance migliore del mercato di riferimento ma questa capacità di fare meglio del mercato (o rischiare meno)è statisticamente molto bassa confermano tutti gli studi che analizzano nel tempo decine di migliaia di fondi.  Quale strumento preferire tra ETF e fondi? L’opinione di SoldiExpert SCF Quanti dispongono di un capitale non elevato e desiderano ridurre i rischi di un investimento diretto in titoli, oppure diversificare su comparti obbligazionari e azionari, trovano sia nei fondi che negli ETF un approdo naturale. Entrambe le soluzioni, infatti, offrono un alto livello di diversificazione, diminuendo notevolmente i rischi. Tuttavia, secondo l'opinione di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente che non ha alcun interesse a promuovere l'uno o l'altro prodotto, gli ETF dovrebbero attirare maggiormente l'attenzione dei risparmiatori, grazie al minor costo. Senza scordare che spesso, gli ETF garantiscono rendimenti più elevati.  Chiaramente, acquistare un ETF al posto di un fondo non è sinonimo di guadagni certi e costanti. È soltanto il primo passo svolto in un percorso di investimento. In caso di dubbi, il supporto di un consulente finanziario indipendente rappresenta l’opzione migliore per costruire un portafoglio con gli strumenti più adatti.  Grazie ad un apposito check-up finanziario vengono individuati obiettivi e propensione al rischio degli individui, così da selezionare, caso per caso, patrimonio per patrimonio, le soluzioni di investimento più adeguate.  Informazioni su SoldiExpert SCF Questo contributo è stato realizzato da SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendentiin Italia, specializzata nel assistere senza conflitti d’interesse (la remunerazione è esclusivamente a parcella, feeonly) investitori piccoli e grandi nella gestione del proprio patrimonio, selezionare i migliori strumenti (azioni, obbligazioni, ETF, fondi..) o prodotti in base alle specifiche di ciascun cliente e supportarli con il proprio Ufficio Studi come strategie d’investimento e analisi. Link e approfondimenti 
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