Avvocato familiari vittime Cutro: “In Grecia come in Italia, storia si ripete”

(Adnkronos) – "La strage di Cutro non ha insegnato niente. Questa è la cosa più drammatica. La storia si ripete, anzi, considerando il numero dei dispersi, direi che si aggrava. Si va avanti con il cordoglio, si piangono morti mentre assistiamo alla violazione sistematica di principi fondamentali e delle regole stabile dal diritto del mare". A dirlo all'Adnkronos è l'avvocato
Francesco Verri, il legale che rappresenta i familiari di 27 vittime del naufragio di Cutro che lo scorso febbraio costò la vita a oltre 90 persone, tra cui una trentina di minori. All'indomani della nuova strage di migranti questa volta al largo delle coste greche, dove un vecchio peschereccio con a bordo centinaia di migranti, forse 750, partito da Tobruk per raggiungere l'Italia, si è capovolto – al momento 79 i corpi recuperati e un centinaio i sopravvissuti – l'avvocato si dice "esterrefatto".  "Anche in questo caso, secondo quello che ho potuto leggere dai giornali, mi pare che siano stati avvistati ma che non sia mai partita un'operazione di soccorso – dice -. Ancora una volta, e non capisco per quale motivo, le autorità hanno tergiversato. La ricostruzione dei fatti mi sembra abbastanza somigliante con quanto avvenuto al largo delle coste di Crotone". Un'imbarcazione che trasporta migranti è in pericolo di "default", sottolinea l'avvocato Verri. Perché, "come ribadisce una raccomandazione del 2019 della commissaria per i diritti umani al Consiglio d'Europa, è sovraffollata, vecchia e inadatta a tenere il mare, condotta da personale inadeguato e sprovvista di salvagenti – dice il legale -. Questo fa sorgere l'obbligo per chiunque è nelle condizioni di farlo di intervenire. Di recente, sentito davanti la commissione Giustizia del Parlamento europeo il direttore di Frontex lo ha detto esplicitamente: i trafficanti di esseri umani organizzano viaggi pericolosissimi a bordo di carrette che non rispettano alcuna norma di sicurezza e infischiandosene della vita di chi trasportano".  "In tre mesi assistiamo a due mancati interventi – denuncia ancora il legale -. Ancora una volta la barca viene avvistata e, invece, di coordinare un intervento immediato le autorità la 'sorvegliano', intervenendo con mezzi massici – che dimostrano quindi di avere – solo quando affonda. L'idea che si possa intervenire quando queste barche colano a picco e che solo in quel momento sorga il pericolo è giuridicamente folle. Quando l'imbarcazione si incaglia e si capovolge è troppo tardi. Il principio di precauzione impone di prevenire il disastro, non di intervenire quando ormai si è consumato".  Per l'avvocato Verri non c'è margine di dubbio. "Le norme sono chiare: una barca che trasporta migranti è sempre in pericol
o e va soccorsa. Davanti a una segnalazione di Frontex deve accedersi la spia e chi è nelle condizioni di intervenire – per vicinanza rispetto al target o per disponibilità di mezzi – deve partire all'istante. Questo c'è scritto dappertutto. Invece, si continua ad attendere e si agisce quando l'irreparabile è avvenuto. Ma il mare non dà tempo. Senza salvagenti, in balia delle onde e al largo questa gente come può salvarsi? La tragedia al largo del Peloponneso è identica a quella di Cutro, perfettamente sovrapponile e, temo, possa non essere l'ultima". (di Rossana Lo Castro) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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