Strage dei Georgofili, con ‘Repubblica’ il libro ‘Quella notte di maggio’

(Adnkronos) – Quella del 27 maggio 1993, in via de' Georgofili a Firenze, fu una strage pianificata dalla mafia, che uccise cinque persone, distrusse un intero quartiere e colpì profondamente l'arte degli Uffizi. Per questo "Repubblica", a trent'anni di distanza, pubblica un libro che ricorda quei giorni, e non solo. Perché ripercorre anche quel che è accaduto dopo: la ricostruzione, i lunghi anni di indagini, i processi.  Il libro uscirà giovedì 25 maggio in allegato omaggio con il quotidiano in tutta la Toscana (nei giorni successivi scaricabile per gli abbonati digitali) ed è stato realizzato grazie al contributo di Fondazione Cr Firenze, Unicoop Firenze, Publiacqua e l'Educandato statale della Santissima Annunziata di Firenze. Il volume si intitola "Quella notte di maggio. La strage di via dei Georgofili trent'anni dopo".  "Per il nostro giornale, che ha fatto del racconto della lotta alla mafia un tassello della propria identità, ripercorrere quanto avvenuto allora significa rispondere al dovere morale di preservare il ricordo della brutalità della mafia affinché contribuisca a generare gli anticorpi necessari per sconfiggerla", scrive il direttore di 'Repubblica', Maurizio Molinari, nella sua introduzione che apre il volume. E infatti il libro fa questo, a partire dagli articoli e dagli editoriali che il giornale pubblicò all'indomani dalla strage, dall'editoriale di Eugenio Scalfari alle analisi di Giuseppe D'Avanzo.  I primi sospetti su una fuga di gas poi presto trasformatisi nella certezza di un attentato che ne seguiva altri, a Palermo, a Roma. Le ricerche del magistrato allora di turno, Gabriele Chelazzi, che subito arrivò a vedere la voragine creata dal Fiorino Fiat carico di 200 chili di esplosivo e passò poi il resto della sua vita risucchiato dalle indagini su via de' Georgofili e su quelle delle altre stragi del 1993; la convinzione che dietro il 27 maggio ci fosse la mafia, un'idea sostenuta subito dal procuratore di Firenze, Pier Luigi Vigna, che parlò di "terrorismo indiscriminato" a 10 ore dall'esplosione.  E poi i tasselli mancanti, i sospetti sui mandanti esterni, gli arresti, l'ultimo quello di Matteo Messina Denaro, il 16 gennaio scorso. "Tramonto" hanno chiamato l'operazione i Ros, come la poesia della piccola Nadia Nencioni, che a 9 anni morì, con la sorellina Caterina e i genitori, Fabrizio e Angela, nel crollo della Torre dei Pulci.  Le 192 pagine del libro sono, infatti, anche la loro storia. Quella dei Nencioni, dei Capolicchio, che persero il figlio Dario, studente spezzino come la fidanzata Francesca, che sopravvisse. Per lei, sempre rimasta in silenzio, fuori dal racconto, parla il padre, Dino, rimasto vedovo dopo la morte della moglie, Giovanna Maggiani, per anni volto dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage. Per i Nencioni lo fanno Patrizia, sorella di Fabrizio, e il marito Luigi Dainelli, ancora circondati dai ricordi di allora, come Bubina, la bambola di pezza che Fabrizio aveva comprato per Angela durante un viaggio a Disneyland e che poi, lei, aveva regalato a Nadia.  Ma il volume ripercorre anche la vita degli altri: delle persone che vivevano in quel crocevia e che hanno affrontato le conseguenze, fisiche e psicologiche, di quella notte, col peso di una verità "che ancora non ci è stata data"; di chi passò le ore a scavare, a recuperare i corpi, a medicarli, e di chi, di fronte a dipinti sventrati, sculture a pezzi, volle ripartire, per riportare gli Uffizi alla loro bellezza. E la sezione sull'arte ferita vive del racconto di Annamaria Petrioli Tofani, allora direttrice della Galleria devastata, di Eike Schmidt, attuale direttore degli Uffizi, e di Massimo Vincenzini, presidente di quell'Accademia dei Georgofili sventrata dalla bomba. Un racconto che è anche un dovere, affinché chi non conosce fatti e retroscena di questa strage li scopra e chi li conosce non smetta di ricordare. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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