Rifiuti, l’avvocato Santino Archimede:”Ripartire da sostenibilità ed educazione. Per contrastare l’impennata dei reati ambientali”

Riceviamo e pubblichiamo dall’avvocato Santino Archimede una riflessione di approfondimento sul convegno dei giorni scorsi a Rometta sulla gestione dei rifiuti: “Rometta negli ultimi anni si è contraddistinta per essere una comunità politica dalle idee chiare e mai banale. Ne è ulteriore prova l’ultimo convegno dal titolo “LE DISCARICHE DELLA MORTE E L’INTERESSE MAFIOSO”, i cui relatori, oltre al Sindaco della cittadina tirrenica, sono stati: il Deputato Regionale, On.le Franco De Domenico, (membro Commissione regionale antimafia) e il Presidente Sebastiano Neri (Presidente della Corte d’Appello Civile di Messina con grandi esperienze del fenomeno mafioso).
Ho apprezzato, in quanto particolarmente interessante e ricco di spunti, l’intervento del Presidente Sebastiano Neri, il quale, con evidente lucidità, ha evidenziato il modus operandi degli interessi mafiosi nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Per esperienze personali e professionali, lo stesso relatore, ha chiarito come la mafia abbia in buona sostanza le mani sulla quasi totalità delle discariche siciliane e come in alcuni casi la stessa antimafia sia divenuta mafia per poi concludere utili affari anche nel settore delle discariche. Concludendo, infine, lo stesso relatore ha chiarito come secondo lui un utile strumento per combattere gli interessi mafiosi sulle discariche, anche al fine di cancellare e/o prevenire la formazione di megadiscariche quali veri e propri ecomostri, possa essere la realizzazione degli inceneritori.
Benché il convegno abbia in effetti trattato con particolare serietà la quasi totalità degli argomenti che interessano il rapporto trilaterale tra Ambiente-Politica-Mafia, ivi comprese le locali dinamiche territoriali delle Srr, mi sento di voler esprimere un mio libero pensiero sull’argomento. Pensiero che certamente, neanche minimamente, intende confrontarsi od opporsi al più autorevole parere del dott. Sebastiano Neri, né intende sostituirsi ad un ragionamento che certamente è stato limitato da ragioni di sintesi espositive.
Il mio pensiero, viceversa, partendo da quanto riferito durante il convegno, vuol porre l’attenzione su due ulteriori concetti fondamentali: “sostenibilità” ed “educazione”.
Non si può negare come l’ambiente, così come ogni altro fenomeno capace di muovere grandi economie, conviva con mafia e politica in un rapporto triadico quasi inscindibile.
Ciò che però è davvero scoraggiante è l’incapacità di indignarsi seriamente di fronte all’inversione del rapporto tra politica e mafia. Nell’assenza di una classe politica forte, la mafia si è fatta imprenditrice facendo leva sui bisogni reali della gente.
Secondo la relazione annuale ECOMAFIA2019, nel 2018 vi è stata una impennata dei reati ambientali. In aumento quelli nel settore dei rifiuti e contro gli animali, nel ciclo del cemento e nell’agroalimentare.
Un business che raggiunge quota 16,6 miliardi di euro! Per fare dei paragoni attuali, si evidenzia come per la manovra del REDDITO DI CITTADINANZA siano stati destinati solo 7,1 miliardi di euro e per quella di QUOTA CENTO circa 5,4 miliardi di euro. Un business che castra una nazione.
In Sicilia una buona parte dei proventi illeciti passa nelle casse dell’Anti-Stato attraverso una manta di legalità offerta da concessioni ed autorizzazioni rilasciate dalle Pubbliche Amministrazioni.
È in questo sub-atteggiamento, nella mancanza di indignazione, che possiamo trovare il brodo primordiale degli affari mafiosi che trovano, in casi sempre più numerosi, forti connivenze con la Pubblica Amministrazione. È nella cattiva amministrazione (gravi ritardi delle commissioni che devono aggiudicare le gare pubbliche, trattative private, uso reiterato di ordinanze, favoreggiamento del contenzioso amministrativo, ecc) che il malaffare sguazza.
Ma questo brodo primordiale sussiste sia che si parli di concessioni per le discariche sia che si parli di concessioni per gli inceneritori. Non si può pensare che la mafia abbia a temere per i suoi affari nel caso di costruzione delle più moderne infrastrutture industriali per il trattamento dei rifiuti.
Partendo quindi dall’assunto che la Pubblica Amministrazione non può che essere integerrima, per capire seriamente se la via migliore sia quella delle discariche o quella dell’incenerimento, occorre avere un approccio scientifico e non meramente idealistico.
La più ampia letteratura scientifica di cui ho trovato liberi riferimenti evidenzia come la raccolta separata alla fonte, seguita dal riciclaggio per carta, metalli, tessili, plastiche e compostaggio della parte biodegradabile, genera in assoluto il più basso flusso di gas serra. Pare poi che il vantaggio del riciclo sull’incenerimento sia mediamente tre volte maggiore, in termini energetici.
Bisogna capire cosa fare di quel 10% di rifiuto che, anche secondo le direttive europee, non sarebbe riciclabile o compostabile. Capire se la scelta finale debba essere l’incenerimento o lo smaltimento in discarica.
È una volta individuata la migliore soluzione scientifica (convenienza assolutistica tra discarica ed incenerimento) che subentra il concetto di SOSTENIBILITA’.
Occorre, infatti, che a prescindere dalla migliore soluzione finale, a prescindere dalla tipologia dell’infrastruttura da insediarsi, questa venga valutata anche per la sua sostenibilità in un determinato contesto ambientale ed urbano.
La sostenibilità deve essere l’essenziale parametro da affiancarsi ad una politica che volga verso il progresso ambientale.
E così, ben potrebbero esserci luoghi ove il sovraccarico industriale induca o sconsigli la realizzazione di un inceneritore, o altri luoghi in cui per morfologia e per il passato sfruttamento intensivo del territorio (mi viene in mente l’esempio di cave dismesse ed abbandonate) possa meglio consigliarsi l’abbancamento di solo materiale inerte.
Altro concetto fondamentale su cui porre l’attenzione è quello dell’“educazione”. Sono fermamente convinto che nell’arco di un lustro, attraverso una intensa attività di educazione ambientale che passi dalle famiglie alle scuole, dagli oratori alle palestre ed attraverso una riforma legislativa del sistema di uso e consumo, possa realmente risolversi il problema dei rifiuti con un concreto e reale abbattimento della produzione degli stessi.
Il vero problema, oltre al malaffare, è che ciò che a noi sembra il futuro dovrebbe in realtà essere considerato il nostro passato.
Il vero problema è la mancanza di una qualificata legge regionale quadro sullo smaltimento dei rifiuti.
Il problema a noi più vicino è che, ancora oggi, pur senza ascoltare i cittadini ed offrire loro la massima trasparenza e la massima informazione, continua a parlarsi di inceneritore per la Valle del Mela e/o di impianto FORSU nel Comune di Monforte San Giorgio. E ciò senza un’idea complessiva di sviluppo futuro del territorio.
Il problema è che sempre più spesso alla sobrietà si sostituisce la politica dei proclami, quella dei social network. E così, nonostante la presenza di un “eclettico” Sindaco Metropolitano della Città di Messina, assistiamo al suo più assoluto silenzio in materia di riqualificazione dell’Area Sin di Milazzo e/o di iniziative a salvaguardia della salute dei cittadini dell’intera area industriale che va da Milazzo e dalla Valle del Mela a Torregrotta”.

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