Milazzo, cinque consiglieri comunali:”Pronto soccorso in una tensostruttura per 6 mesi”

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Milazzo e il comprensorio per l’attività del Pronto Soccorso chiuso per almeno 6 mesi da novembre per i lavori finanziati. Così cinque consiglieri comunali propongono una soluzione:”Pronto soccorso in una tensostruttura”. Ecco la nota integrale:”I Consiglieri Comunali Lorenzo Italiano, Giuseppe Crisafulli, Antonio Amato, Alessio Andaloro, Damiano Maisano, per scongiurare la chiusura del pronto soccorso di Milazzo, per 6 mesi almeno ,e il trasferimento a Barcellona, propongono e chiedono all’Asp 5 di Messina di realizzare un pronto soccorso in una tensostruttura in dotazione alla protezione civile Regionale da allocare nel piazzale del parcheggio dell’Ospedale. Questa può essere una soluzione temporanea per mantenere il pronto soccorso attivo”. Un quadro desolante e soprattutto preoccupante emerge dall’incontro avuto con il dott. Alagna, #Commissario #Asp e con la dirigenza. Le parole del dott.Alagna sono state trancianti alle tante aspettative che l’utenza e il territorio riponevano. Non ci sono medici che vogliono prestare servizio all’Asp di Messina e quindi nei relativi ospedali. Nonostante i concorsi, nessuno si presenta. La politica ha l’obbligo morale di interrogarsi sulle cause. Nel suo intervento in aula il commissario Asp ci invita a prendere coscienza del fatto che così com’è la situazione, a lungo andare, diventa difficile lasciare in vita tutti e sette ospedale dell’Asp. Una situazione gravissima. Apprendiamo inoltre che il pronto soccorso di Milazzo verrà chiuso per 6 mesi per lavori e trasferito altrove. È inaccettabile, ci opporremo con tutti i nostri mezzi perché questa situazione assurda venga scongiurata. L’ospedale non può rimanere senza, bisogna attrezzare ambulatori per ogni reparto e fare fronte a qualsiasi tipo di evenienza. Come gruppo Consiliare inviteremo tutto il Consiglio a vigilare ed a interessare la deputazione Regionale a trovare soluzioni adeguate, a trovare le risorse economiche e strutturali per fare si che i medici tutti possano operare in completa sicurezza. Se non si può fare fronte alle esigenze dell’utenza, ci vuole un atto di coraggio da parte della Dirigenza Asp. Dimettersi in segno di protesta e non assistere passivamente al capezzale del morente”.

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