Migranti, Meloni a Cutro difende il governo. Linea dura su scafisti

Difende il governo, “non si poteva fare nulla di più o di diverso”, ringrazia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, da giorni sotto attacco, e annuncia pene fino a 30 anni contro gli scafisti, con l’introduzione di un reato “universale” che sarà perseguito anche fuori dai confini nazionali. Giorgia Meloni tira le fila del Consiglio dei ministri a Cutro – “il primo su un luogo della tragedia e con il quale volevamo dare un segnale simbolico e concreto allo stesso tempo” – in una conferenza stampa nella quale ribadisce che “se qualcuno pensa che ci siano istituzioni che si voltano dall’altra parte questo è molto grave, e non per me o per il governo ma per la nazione che rappresento e non accetto queste ricostruzioni”. Ma sono proprio le ricostruzioni a far scattare le tensioni tra la premier e i giornalisti, che contestano alcune sue affermazioni, negando di voler addossare al governo la responsabilità della tragedia. Ma insistendo per avere chiarezza sulla dinamica degli eventi che hanno portato al naufragio del 26 febbraio, dinamica che la stessa Meloni in alcuni passaggi confonde.

La premier si presenta in conferenza stampa con sei ministri alla fine del Cdm che ha approvato all’unanimità un decreto legge con il quale si ribadisce che “siamo determinati a sconfiggere la tratta di essere umani, i trafficanti di vite umane che sono i responsabili di questa tragedia. La nostra risposta è maggiore fermezza”.

Un concetto che Meloni sottolinea anche per smentire “alcune ricostruzioni surreali, secondo cui si starebbe modificando la linea governo. Chi pensa che i fatti” avvenuti a Cutro possono modificarla “si sbaglia”, quanto accaduto è “la conferma che non c’è politica più responsabile di quella finalizzata a rompere la tratta e mettere fine alla schiavitù del terzo millennio”, scandisce.

Che poi, passando a illustrare il decreto, spiega che il testo “prevede un aumento delle pene per il traffico di migranti e l’introduzione di una nuova fattispecie di reato relativa a morte o lesioni gravi in conseguenza del traffico di clandestini, con una pena fino a 30 anni di reclusione nel caso in cui muoiano persone in una di queste traversate. Il reato verrà perseguito dall’Italia anche se commesso fuori dai confini nazionali. E’ un reato che noi consideriamo universale”. (Adnkronos)

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