Latina: 11 arresti in operazione Omnia, soldi per assicurare sepoltura ai propri cari

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Corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, in concorso e continuato; induzione indebita a dare o promettere utilità; distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, in concorso e continuato; peculato continuato; concussione in concorso; tentativo di minaccia o violenza in concorso per costringere a commettere un reato; esecuzione di lavori in assenza del titolo abilitativo e in violazione del regolamento di polizia mortuaria. Sono le accuse contestate a vario titolo a 11 persone (delle quali due sono state associate in carcere e le restanti nove agli arresti domiciliari) nell’ambito dell’operazione Omnia scattata alle prime ore dell’alba.

L’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina, che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale su richiesta del Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza e del Sostituto Procuratore Valerio De Luca, è iniziata nel febbraio del 2019 e si è sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e audio video, nonché attraverso la minuziosa analisi di materiale documentale.

Gli investigatori hanno accertato in particolare la corresponsione di denaro dal custode del cimitero di Sezze, che induceva i privati a versare soldi per assicurare una sepoltura ai propri cari, avvalendosi del contributo di un funzionario dello stesso Comune, deputato a emettere la prevista determina di assegnazione dei loculi o delle tombe, a sepoltura già realizzata.

Non solo: somme consistenti di denaro venivano pagate dalle imprese interessate a ottenere dal custode la realizzazione di lavori edilizi e di decorazione delle tombe già spettanti a una società partecipata dal Comune. E poi la traslazione delle salme, che venivano mischiate ai resti di altre tombe, disposta dal custode per consentire la costruzione di nuove tombe da cedere ai cittadini di Sezze; la rivendita dei fiori utilizzati, il giorno precedente per altre cerimonie funebri, e della legna potata nel cimitero dal custode e dal figlio; le minacce nei confronti di coloro che avevano manifestato il desiderio di ristrutturare la propria tomba di famiglia attraverso ditte edili esterne; le responsabilità di tre degli indagati che, nel febbraio del 2018, avevano costretto un operaio di Sezze a rimettere una querela sporta nei confronti del custode del cimitero.

Nello stesso contesto sono stati notificati 15 avvisi di garanzia ad altrettante persone poichè ritenute responsabili, a diverso titolo, degli stessi reati.(Adnkronos)

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